martedì 29 dicembre 2015

Mattarella, Costituzione e Relazioni Internazionali

23 Dicembre. Il Presidente della Repubblica Mattarella firma l’atto di clemenza nei confronti di Robert Seldon Lady e Betnie Medero, agenti della CIA condannati in Italia per il sequestro avvenuto a Milano nel 2003 ai danni dell’imam egiziano, Abu Omar.
Robert Seldon Lady doveva scontare nove anni (poi divenuti sei con l’indulto) di reclusione, Betnie Medero 4 anni. L’allora ministro della Giustizia Paola Severino richiese l’estradizione (Luglio 2013) del solo Seldon Lady, imponendo che l’estradizione venisse richiesta solo a condannati per pene superiori ai quattro anni, il che già esclude Betnie Medero. Con l’atto di clemenza firmato da Mattarella si riduce la pena di Seldon Lady da sei a quattro anni, ponendolo sotto la soglia stabilita dalla Saverino e vanificando la richiesta di estradizione.
È ovvio ipotizzare che Mattarella stia continuando il lavoro iniziato da Napolitano (che salvò 22 agenti della CIA su precisa richiesta di Obama) per migliorare i rapporti con gli Stati Uniti. È possibile supporre che questo gesto serva ad ottenere un forte aiuto per il caso dei Marò detenuti in India.
A questo punto è necessario comprendere se l’atto è da considerarsi legittimo costituzionalmente: secondo la sentenza n.200 del 2006 (Che potete scaricare qui: http://1drv.ms/1kn99k0), la Corte Costituzionale chiarisce esplicitamente la “finalità essenzialmente umanitaria” – rispettando – “i valori costituzionali garantendo soprattutto il senso di umanitàdell'atto di clemenza.
L’atto di grazia per i due agenti non é in linea con la finalità essenzialmente umanitaria dell’atto, visto che la decisione è stata prettamente politico-diplomatica.
Non bisogna dimenticare il reato per cui i due agenti sono stati condannati: extraordinary renditions, espressione che non ha nemmeno una definizione ufficiale. La Corte europea dei diritti dell’uomo  ha definito tale pratica come “un trasferimento extra giudiziale di persone da una giurisdizione a un’altra o da uno Stato a un altro, affinché siano detenute o interrogate al di fuori del normale contesto legale, ove sussista un rischio reale di tortura o di trattamenti crudeli, inumani o degradanti”. Tale pratica è talmente grave da essere considerato dagli Stati che compongono l’Unione Europea non compatibile con i principi fondamentali di uno Stato di diritto.
Quest’ultimo punto spinge ancora di più a pensare che il Presidente Mattarella dovesse prediligere il senso di umanità, salvaguardando i principi dello Stato di diritto.
A quanto pare al Presidente è bastato sapere che gli Stati Uniti abbiano interrotto la pratica delle extraordinary renditions, come se in qualche modo questo espiasse le colpe dei condannati.
Pare necessario a questo punto riuscire a regolare e circoscrivere l’atto della grazia tentando di prediligere un equilibrio tra finalità umana e politica, senza eludere ne l’uno ne l’altro come si è fatto in questo caso con l’unico valore umanitario da dover rispettare, oltre che salvaguardando quei valori che il Presidente della Repubblica è chiamato a proteggere.


-D.Amatulli

martedì 22 dicembre 2015

Spagna e Italicum


20 DICEMBRE primi exit poll sulle elezioni spagnole. I risultati sono storici e, volente o nolente, riguardano anche l’Italia.

Con il 28,7% dei voti il Partido Popular guidato dal premier Mariano Rajoy ha vinto le elezioni politiche in Spagna, perdendo però il 15% dei voti e 65 seggi rispetto a 4 anni fa e non riuscendo ad ottenere la maggioranza assoluta. Troviamo poi i Socialisti, in forte flessione, al 22%, Podemos al 20.6%, che ottiene un ottimo risultato, e i centristi di Ciudadanos con il 13.9%.

Questo risultato mostra definitivamente la fine del bipartitismo, mettendo in seria difficoltà la stabilità politica e la governabilità del paese. Ora Rajoy dovrà comporre una coalizione abbastanza forte e stabile che non lo porti ad elezioni anticipate. Il prossimo passo è l’elezione del presidente della Camera. Se nessuno viene eletto alla prima votazione, si sfideranno in una seconda votazione i due candidati piu votati del primo turno. Questo passaggio è essenziale per l’elezione del presidente del governo: re e presidente della camera devono individuare un candidato presidente del governo, che poi si deve presentare alla camera per ottenere in prima votazione la maggioranza assoluta. Se fallisce, deve almeno ottenere la maggioranza relativa. Insomma, i SI devono superare i NO, senza contare astenuti e assenti. In caso di ulteriore fallimento tutto ritorna nelle mani di Re e Presidente della Camera per trovare ulteriori candidati. Se entro due mesi dalla prima votazione non si trova un candidato si ritorna al voto. Ma il problema verrebbe risolto? Una nuova votazione può essere risolutiva per la frammentazione nel panorama politico spagnolo?

Allargando il discorso per renderlo più “nostro”, è certo che in Italia, grazie all’Italicum promosso da un Governo che con coscienza guardava alla fine del bipartitismo, non avremo problemi di instabilità simili.
L’Italicum permette al primo partito (non più alla coalizione) che raggiunge il 40% dei voti di ottenere un premio di maggioranza del 15%, ottenendo quindi il 55% dei seggi ed una certa stabilità politica necessaria per governare. Se nessun partito raggiunge il 40%, si va al ballottaggio tra i primi due partiti. Chi vince al ballottaggio ottiene il 55% dei seggi.
Questo spinge per altro il sistema politico Italiano a favore sicuramente il Centrosinistra, quasi totalmente occupato dal PD, e il m5s, a dir poco moderato nelle alleanze e coalizioni, che ora può puntare a governare indisturbato, ma costringe il Centrodestra, frastagliato e composto da diversi partiti, ad unirsi in un’unica lista per ottenere possibilità di governare. Se si presentassero divisi, tentando di ipotizzare dei risultati attendibili, FI e Berlusconi dovrebbero lasciare il passo alla Lega Nord e al leader Salvini (cosa che lo stesso Berlusconi ha tentato di evitare puntando ad alzare la soglia di sbarramento per costringere la Lega Nord e NCD a dipendere da FI).

E se ci fosse stato l’Italicum anche in Spagna? Se avessero anticipato la fine del bipartitismo con un sistema elettorale nuovo e che si adattasse ai cambiamenti nel panorama politico, cosa sarebbe potuto accadere? Il Partido Popular e i Socialisti sarebbero andati al ballottaggio e chiunque avesse vinto avrebbe ottenuto un governo stabile, senza dover ricercare alleanze discutibili che di per se possono rappresentare un elemento di instabilità.

A questo punto, per evitare gravi crisi politiche che potrebbero provocare ulteriori emorragie per i principali partiti di massa, la soluzione potrebbe essere un Governo di Larghe Intese per giungere il più rapidamente possibile ad una riforma elettorale. Successivamente, pur potendo solo ipotizzare gli effetti nel breve periodo (principalmente riferiti alla perdita consistente di fiducia nello Stato spagnolo), giungere ancora a votazioni e puntare ad un governo stabile.

L’obiettivo di un Governo è quello di riuscire a comprendere i problemi e trovare una soluzione che guardi al futuro, che anticipi situazioni irrimediabili mettendo a repentaglio (mai come in questo caso) la stabilità di un paese che, a prescindere da chi sia la guida, deve crescere, cambiare e lo può fare solo con la politica, quella buona.


-D.Amatulli



venerdì 18 dicembre 2015

Vecchio Mercato Coperto: la nostra analisi politica.


Segretario della lista Alberobello Futura, Vittorio Palmisano: “dico due cose che sono fondamentali per il dibattito politico: il concetto di bene comune e il concetto di interesse collettivo. L'interesse collettivo è molto importante per dibattere. Interesse collettivo significa che in un paese si dà mandato ad un sindaco, che sia di destra, di sinistra o di centro, di governare. Quindi c'è un interesse di una maggioranza nel fare delle cose, che fa delle scelte DEMOCRATICAMENTE e l'unico modo perché una maggioranza poi venga ad un certo punto delegittimata a compiere ulteriori atti in futuro è proprio la votazione, il massimo momento della democrazia. Una maggioranza acquisisce per il voto democratico dei cittadini l'autorizzazione a fare delle cose, si assume la responsabilità, se queste cose non vi piacciono ad un certo punto ci sarà il cambio della guardia, ma non ci spaventa questo. E VI CONSIGLIO DI FREQUENTARE LE SCUOLE DI FORMAZIONE POLITICA.”

                   


6 DICEMBRE: incontro tra comitato cittadino per la riqualificazione dell’area ex mercato coperto e giunta di maggioranza. Il discorso sopra riportato viene fatto verso la fine dell’incontro dal segretario del partito di maggioranza, Vittorio Palmisano. Proprio da quel discorso vogliamo incominciare la nostra analisi su quello che è stato l’atteggiamento e il pensiero politico dell’amministrazione.

Il discorso tenuto dal segretario, che pare proprio sapere il fatto suo, solleva non poche perplessità. Prima di tutto sulla questione delle scelte democratiche che vanno a cozzare con il suo (e solo suo) concetto di legittimità ottenuto dal voto.

In un paese veramente democratico il confronto, la condivisione di idee e i pareri tecnici o meno, sono fondanti per ogni singola scelta politica e amministrativa che riguarda l’interesse collettivo, in particolare se riguarda un’area che i cittadini hanno considerato di grande importanza per sé stessi, per i turisti e per la bellezza storica e paesaggistica dei trulli circostanti.

Non avendo dato adito ad una proposta referendaria, non conosciamo il numero certo di chi sostiene il Comitato, come non sappiamo in quanti sostengano il Sindaco. Con tutta probabilità la maggioranza non conosce nemmeno uno per uno i propri elettori. Quanti di questi ora sostengono il Comitato? Quanti, dopo aver legittimato la giunta ad amministrare, hanno deciso di delegittimarla indirettamente per la scelta che ha fatto? Ma a quanto pare questo non interessa. Dopo la votazione, seguendo i più vecchi luoghi comuni, i cittadini votanti, almeno secondo taluni segretari, non possono avere più voce in capitolo rispetto alle scelte dei propri amministratori, gli stessi che hanno votato. Per qualcuno la democrazia si esaurisce appena fuori il seggio.

Noi non siamo d’accordo. In un paese con un ridotto numero di cittadini, potendo sfruttare diversi mezzi di coesione, condivisione e dibattito, oltre che il concetto di Democrazia Diretta (consigliamo al caro Segretario Vittorio Palmisano di andare a studiarlo) rendendo ogni singolo cittadino partecipe alle decisioni amministrative, si sceglie la strada di una politica oramai passata: io amministro, io decido. E la democrazia può andare a farsi benedire.

Ovviamente cogliamo l’invito di Vittorio Palmisano di seguire un corso di formazione politica, ma ci poniamo una domanda:

durante quale Repubblica o Governo Liberale ha seguito questo corso di formazione politica? Scusi, ma non ci troviamo con i concetti chiave!

Se analizziamo quello che è stato l’incontro tra comitato e sindaco, notiamo sin da subito la direzione che questa amministrazione vuole prendere. L’incontro che doveva servire ad ascoltare e confrontare i vari pareri, pareva più un contentino dato dal Sindaco al Comitato. Non c’è stata nemmeno una minima apertura al punto di vista, seppur differente, del Comitato. È servito solo per confermare ancora una volta la chiusura dell’Amministrazione dinanzi al volere di alcuni cittadini, confermando di voler continuare inesorabilmente il proprio progetto.

Attacchi anche sul personale, voce alta per sovrastare gli altri, alcuni prendevano parola utilizzando come deterrente ciò che veniva detto su di un social (come se da parte loro fossero uscite solo rose da quelle tastiere, utilizzando le bugie come arma principale e l’illazione come base della discussione), senza spiegare perché era d’accordo con il Sindaco - forse perché lo era a prescindere -, facevano da cornice ad un incontro che poteva tenersi anche in un bar e forse non avremmo notato la differenza. L’obiettivo del Comitato di condividere idee e pareri differenti ha fatto la stessa fine della democrazia sopra riportata. Ancora una volta l’amministrazione ha dato prova di sé.


Il moderatore dell’incontro chiese quale fosse l’alternativa del Comitato Cittadino: secondo la natura della protesta stessa, secondo anche quello detto sino ad ora, noi non vogliamo presentare un’idea sperando che venga condivisa dai più. La nostra alternativa è Democratica: metterci intorno ad un tavolo, senza pubblico per cercare applausi, senza telecamere per fare comizi, spinti solo dalla volontà di creare qualcosa che possa coniugare i pareri e le opinioni di tutti. Partecipazione e concorso di idee sono la nostra alternativa. Alternativa ad un problema che è anche politico e amministrativo.