A partire dal 28 gennaio è iniziata la
discussione in Senato sul ddl Cirinná che
regola le unioni civili tra persone
dello stesso sesso, stabilisce diritti e
doveri delle coppie omosessuali, i rapporti
personali (l’obbligo reciproco all’assistenza materiale e morale, alla
fedeltà e alla coabitazione) e la stepchild
adoption, cioè l’adozione del figlio di uno dei due coniugi.
Andando
oltre la riforma stessa, interessanti sono le reazione di partiti politici e
società alla notizia del ddl. La riforma è stata presentata dalla senatrice Dem Monica Cirinná. La componente cristiana dei Dem ha
dimostrato titubanza sul punto caldo, cioè la stepchild. Di fatto si sono introdotte regole più stringenti
sull’adozione e in difesa dei diritti dei minori. La Lega Nord e il suo leader Salvini
si dicono contrari, mentre il Leader Berlusconi
al suo partito FI da libertà di
coscienza sul voto. NCD e il duo
leader Alfano si sono apertamente
schierati contro la Stepchild,
chiedendo a CattoDem e 5S di votare per il NO alla riforma. Dopo una prima
apertura da parte del m5s che appoggiarono la riforma a patto che
questa non venisse snaturata nella contrattazione a ribasso con i centristi,
successivamente le cose sono cambiate. Quando ci si rese conto, a detta di un
senatore dello stesso m5s, che anche senza la Stepchild molti componenti del
m5s avrebbero sostenuto comunque la riforma, da Grillo è giunta la direttiva di
un voto secondo coscienza.
Abbandonano la linea iniziale di assoluta apertura in particolare per evitare
le naturali dinamiche interne di un partito, che avrebbe provocato dibattito,
forse spaccature e la formazione di una linea maggioritaria e una minoritaria.
A quel punto sarebbe stato difficile distinguere il movimento da un qualunque
partito di massa. Una scelta che fa discutere, certo, ma che soprattutto
suscita non poche perplessità dal punto di vista prettamente politico.
Se la
partita alle camere la si gioca principalmente tra Dem e 5s, nelle
principali piazze migliaia di persone si sono incontrate per sostenere la
riforma, sottolineando che sia arrivato il tempo di allinearsi ai diritti riconosciuti
già in Europa e, in generale, nel mondo occidentale.
Ma oltre a quelle
favorevoli, si sono susseguite manifestazioni contrarie, capeggiate dai partiti di Centrodestra che si dicono soddisfatti del
gran numero di adesioni alla manifestazione. Talmente soddisfatti da portare il
Leader Salvini a trovare un accordo
con i Dem, riducendo i quasi 6000
emendamenti a soli 500, la maggior parte riguardanti la sola Stepchild.
La Stepchild rappresenta l’elemento di
discussione più spinoso. Nonostante, secondo recenti sondaggi, la maggioranza
degli italiani vorrebbero una riforma totalmente laica, oltre a susseguirsi
posizioni di donne e uomini della politica vicine al pensiero prettamente
cattolico, fortissime sono le dichiarazioni di esponenti più o meno importanti della Chiesa, che ostacolano la riforma con un moralismo diretto alla
protezione dei bambini perlopiù basato su luoghi comuni, facendo semplicemente
leva sui cuori di chi li ascolta. Ma non ci si ferma solo a questo: il cardinal Bagnasco, presidente della
Conferenza Episcopale Italiana, ha elencato tutti quei passaggi della
riforma che, a parer suo, andrebbero cassati, ed ha anche richiesto il voto
segreto per la votazione al Senato, come se ora la scelta fosse prerogativa
della Chiesa e non di una delle quattro cariche dello Stato, in questo caso del
Presidente del Senato Pietro Grasso. In
tale occasione si è stabilito un precedente fortemente negativo, con un
tentativo di ingerenza della Chiesa nella Cosa Pubblica. E se, secondo il sondaggio sopra riportato, tali affermazioni lascino
il tempo che trovano, importanti sono le dichiarazioni al di fuori di ogni
contesto politico o religioso, come ad esempio quella del presidente della Società italiana di pediatria, Giovanni Corsello, che afferma come non
si possano “escludere […] ricadute negative sui processi di sviluppo psichici e
relazionali nell’età evolutiva” dei bambini. Un’affermazione senza fondamenti
scientifici, che per altro viene facilmente smontata da una dichiarazione dell’Ordine degli psicologi italiani di
appena due anni, che afferma: “ Non è certamente la doppia genitorialità a
garantire uno sviluppo equilibrato e sereno dei bambini, ma la qualità delle relazioni affettive.
Da tempo infatti la letteratura scientifica e le ricerche in quest’ambito sono
concorsi nell’affermare che il sano ed armonioso sviluppo dei bambini e delle
bambine, all’interno delle famiglie omogenitoriali, non risulta in alcun modo
pregiudicato o compromesso”.
Riprendendo
la riforma nel suo insieme, è indubbio che sia necessaria. Da solito fanalino
di coda per i diritti, è giunto il momento di allinearsi a quelli che sono,
oramai, gli standard dei diritti civili. Ostacolare la possibilità di una
coppia omosessuale di unirsi in matrimonio con un pensiero chiuso è di unirsi in matrimonio con un pensiero chiuso è di
per se sbagliato, soprattutto se si
fa leva semplicemente sull’immagine di una famiglia tradizionale, che se nella
mente di qualcuno è vista come qualcosa di intoccabile e indistruttibile,
nell’atto pratico risulta debole e dipendente solo e soltanto da chi la compone
(come qualunque altra relazione sociale). Tutte le donne e gli uomini devono
essere liberi di sposarsi con chi vogliono e di amare chi vogliono. Perché di
amore stiamo parlando. Ognuno di noi può anche essere contrario, ma ciò non
implica che lo Stato non possa garantire anche alle coppie omosessuali diritti
e doveri, proprio nell’ottica di uguaglianza.