Matteotti, proprio con la sua morte, ci consiglia di andare
oltre l’immagine della persona; soffermatevi sull’idea o, ancora di più, sul
ricordo. La denuncia delle violenze fasciste durante le elezioni indette
nell’aprile del 1924, faceva da cornice ad una situazione politica che
agevolava l’avanzare di Mussolini. Le sinistre si mostrarono divise,
presentando ben cinque liste; nulla potevano contro il listone fascista. Sin da
subito si resero conto che non avrebbero potuto creare un’alternativa credibile.
Quelle stesse elezioni, come se non bastasse l’evidente debolezza politica,
furono caratterizzate dalla più violenta ondata di squadrismo contro le
opposizioni.
Questo e i brogli elettorali furono coraggiosamente
denunciati da Matteotti il 30 maggio del 1924, all’apertura della nuova camera.
In quell’occasione, Mussolini e i fascisti, si resero conto di avere
davanti un’opposizione più combattiva rispetto al passato e poco disposta ad
accettare le loro violenze. Il 10 agosto verrà rapito, il 16 agosto verrà
ritrovato il suo cadavere.
L’accaduto colpì la popolazione, con un’indignazione
che provocò manifestazioni di cordoglio spontanee in tutto il paese. Le stesse
strutture del partito Fascista vacillarono, con Mussolini che fu costretto a
far dimettere persino componenti della segreteria, oltre a chiudere la camera
per evitare che venisse usata come tribunale dalle opposizioni. Questo, in
effetti, era il momento giusto per rispondere con decisione alla violenza. Ma
la risposta delle opposizioni fu totalmente in contrasto con l’idea di unità
del defunto Matteotti.
All’Aventino delle coscienze, si fece più forte la
divisione nella visione del mondo che li circondava; in ballo c’era il futuro
istituzionale dell’Italia e l’Aventino era il punto di partenza. Se i comunisti proposero di costituire un parlamento
alternativo e di chiamare alla mobilitazione le masse, liberali e socialisti
preferirono una risposta più moderata. Lo sciopero generale e un appello alle
masse, era per loro da evitare, anzi li preoccupava. Avrebbe allarmato gli ambienti
industriali e re, da cui le opposizioni ricercavano alleanze. Sul giornale
socialista “giustizia”, fu detto che non “volevano mettere in movimento le
masse perché quando sono scatenate non si è sicuri che si fermeranno a Kerenskij,
andranno fino a Lenin o oltrepasseranno Lenin”.
Provarono i brogli e le violenze fasciste (oltre che la loro
responsabilità per l’omicidio Matteotti) a Vittorio Emanuele, ma egli si
nascose il volto dicendo che era “cieco e sordo” e che i suoi occhi e le sue
orecchie erano la Camera e il Senato.
La successiva risposta di Mussolini, il 3 gennaio 1925, alla
Camera, in quello che è considerato un vero e proprio Colpo di Stato, servì
solo a sancire la definitiva sconfitta delle opposizioni e, quindi, l'inizio della fase di fascistizzazione dello Stato. Da quel giorno verranno
imbavagliati giornali di opposizione, centinaia di circoli verranno chiusi e altrettante
associazioni “sovversive” verranno sciolte.
Matteotti va’ ricordato per tutto questo. La sua storia non
inizia dalla denuncia alla Camera e non si esaurisce con la sua morte.
Matteotti rappresenta un’idea; Matteotti rappresenta la lotta per l’unità e per
la libertà.
Manteniamo vivo il ricordo.
“Uccidete pure me, ma l’idea che è in me non la ucciderete mai”
Giacomo Matteotti
-Daniele Amatulli