La questione del mercato
coperto, a partire dal dissequestro e dall’inspiegabile attendismo che è
seguito, continua a modificarsi, ad evolversi. Certo, nulla si è mosso. Nessun
lavoro è andato avanti. Il dato che sempre ci ha interessato, però, non ha
fatto altro che assumere sembianze più nette che in passato; il rapporto tra Amministrazione
e Comitato Cittadino (più nello
specifico, senza dover per forza mettere un marchio su tutto, nei confronti dei
cittadini contrari al mercato “scoperto”)
se prima era di quasi totale diffidenza e di chiusura, ora appare addirittura
conflittuale.
Ma andiamo con ordine: lo scorso primo luglio, il Comitato avverte la cittadinanza
dell’arrivo di una comunicazione dell’ANAC
(Autorità Nazionale Anticorruzione),
ovviamente diretta all’Amministrazione.
Nulla si dice sul contenuto. Lo stesso comitato richiede, sia sui social che
con tazebao in Piazza del Popolo,
che l’Amministrazione renda tutti i
cittadini consapevoli del contenuto di una comunicazione cosi importante. In
nome della trasparenza; del rapporto tra amministratori e amministrati; per
tutti quei principi che, mai come in questo periodo, i cittadini richiedono. Ma
tutto tace. I galoppini dicono tanto, ma come al solito contenuti non se ne
vedono.
Anzi, c'è di più: alla logica richiesta di trasparenza, l’Amministrazione risponde con una
sottospecie di comunicato, diffuso attraverso giornali online e manifesti, che
pare un attacco. Ma nei confronti di chi? Nella costante ricerca di un
mandante, erroneamente pensano che il Comitato
sia una forma di Partito senza colori all’apparenza. Ma si parla di cittadini,
più o meno interessati alla politica; più o meno schierati politicamente. Ma
ciò non ha importanza. L’attacco l’hanno diretto ai cittadini contrari, non ad un simbolo, ad un nome o ad un
Presidente; lo hanno diretto contro chi non ha la volontà o la forza di esporsi
rispetto a figure di maggior carisma; lo hanno diretto contro coloro che
reputano un’opposizione, anche se extra-consiliare. Come possono apparire se
non totalmente avversi al dibattito? Di quale colpa dovremmo accusare i
cittadini, se non quella di aver affrontato a testa alta le contraddizioni di
una gestione che scricchiola, solo confermata dalle molteplici comunicazioni
ricevute? Se tutti, tra cittadini ed enti, hanno sbagliato, allora perché non
uscire con coraggio e spiegare le incomprensioni?
Ma a questo punto a fare il primo passo e a sbloccare una
situazione in stallo è il gruppo Alleanza
per Alberobello, che pubblica la comunicazione dell’ANAC nella sua interezza. Tanto veloce è la diffusione sui social,
tanto più lo sgomento serpeggia tra i cittadini.
Non tarda ad arrivare la risposta dell’Amministrazione: decide di limitare la divulgazione del documento
dell’ANAC entro i 10 giorni stabiliti
per permettere all’Amministrazione di
poter rispondere alla comunicazione. Ritornano ad ostacolare l’operato di Comitato e opposizione, ma questa volta
con i mezzi amministrativi. Ma oramai la questione è troppo matura; riguarda egualmente
amministrati e amministratori.
Nessuno pare voglia usare la comunicazione dell’ANAC per accusare gli amministratori di
un reato che solo un giudice può sanzionare. Siamo tutti uomini e donne di
buina fede, tutti di animo buono. Ma allora perché non rispondere direttamente?
Perché, piuttosto che con fare prepotente, non si sono messe in chiaro le cose in primis con i cittadini, che più di
tutti avevano bisogno di sapere quale fosse la verità?
Questa propensione al celare dietro ad una cortina di fumo,
di agire dentro le segrete stanze, non fa altro che alimentare il sospetto, le
critiche e le ostilità, dentro e fuori il Consiglio Comunale. I cittadini non
hanno bisogno di grandi opere, ma di sincerità, trasparenza e buon governo.