In
questi giorni ci si domanda quale possa essere la fine
del trattato di Schengen. Questo ha l’obiettivo di dare libertà
di circolazione delle persone nell’area Schengen con l’eliminazione dei
controlli delle frontiere interne, con conseguente miglioramento della difesa
delle frontiere esterne. Il tutto é collegato ad una unione delle forze di
polizia per la difesa delle frontiere esterne dell’area Schengen e per la lotta
alla criminalità organizzata.
I governo
nazionali e l'Europa stessa si
piegano davanti alla paura e alla prima difficoltà nei confronti del terrorismo
e del controllo dei flussi migratori. Pur considerando questo un processo agli
intenti, abrogare il trattato di Schengen rappresenta di fatto un enorme passo
indietro per l’Europa e, volente o nolente, per i governi nazionali che la
compongono e rappresentano. La libertà di circolazione delle persone
rappresenta una delle cosiddette ”quattro
liberta” contenuti nei principi fondanti
della stessa Unione Europea.
Questo pare il primo problema: pur considerandolo un
principio fondante, non è che contenuto in
un trattato, dando quindi ad ogni paese membro la possibilità di abrogarlo
temporaneamente a proprio piacimento. Mai come in questo momento risulta
necessario una Costituzione europea.
Dopo che il primo tentativo (che risale al 2004) della Convenzione Europea per la stesura di una Costituzione fallì, anche
se frutto di un lavoro che voleva guardare alla futura Europa dopo i fatti
dell’11 settembre 2001 (sicurezza e controllo più coerente delle frontiere
erano punti fondamentali), in questo momento di pericolo internazionale è necessario
giungere alla stesura di una Carta che coinvolga tutti i paesi membri per un
lavoro che sia unitario.
La risposta dei governi nazionali di sospensione il
trattato di Schengen, se fortifica le proprie frontiere interne, indebolisce
però l’intera Europa e gli altri Stati membri. In un certo senso, è come se
l’Unione Europea si facesse un po' più piccola, come se i confini si ritraessero
e a questo punto non si nota una vera e
propria differenza tra un’Unione Europea e una Comunità Europea.
La lotta al terrorismo e il controllo dei flussi
migratori devono essere problemi da affrontare unitariamente. Inutile
soffermarci ancora una volta sulla questione migratoria, visto che una
collaborazione sulle quote di migranti da gestire per ogni singolo Stato che
compone l’Unione Europea potrebbe essere la soluzione. Ma la protezione delle
frontiere esterne è un problema imprescindibile che può essere guardato e
affrontato diversamente a seconda delle proprie vedute.
Si presuppone che il problema possa essere affrontato
diversamente, nel pieno rispetto del trattato di Schengen e dei principi fondanti
dell’Unione Europea, puntando a difendere i confini dell’Unione Europea, con le
forze di Polizia che collaborano tutte con gli unici obiettivi di difendere i
confini dell’area Schengen e la protezione interna degli stati membri senza
guardare ai confini dei singoli Stati.
Non è una visione inverosimile o impraticabile. È una
visione europeista che coglie le potenzialità di questa Unione Europea che deve
mostrare tutta la sua forza, fondata sulle libertà e sull’unione.
-D.Amatulli
Nessun commento:
Posta un commento