La Turchia - sulla carta - è una
Repubblica parlamentare a maggioranza musulmana sunnita, componente della NATO dal 1956 ed aspirante membro UE. Nei fatti è uno Stato capace di
aggredire le minoranze etniche entro i propri confini, riluttante a tutelare le
diversità religiose e repressore
della libertà d'opinione. Questo in politica interna.
Recep Tayyip Erdogan, presidente turco accusato di connivenza
con l’Isis, repressione della libertà di stampa ed al centro di vari equivoci
internazionali.
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Per completare il quadro occorre
sottolineare l’approssimativa gestione dei flussi migratori di siriani -
sbolognati senza patemi in Italia e Grecia - ed il lassez-faire al viavai di
terroristi verso l'Europa. Sulla Turchia inoltre pesa la 'negazione di stato' del genocidio di armeni e greci (circa 2
milioni di vittime), il grave crimine sul quale gli stessi turchi hanno fondato
il loro stato. Basta questo elenco per far sorgere
spontanea qualche domanda: è legittimo
che questo paese aspiri ad entrare nell'UE ed è giusto che gli venga preservata
una posizione nella NATO?
Ivano Agrusti
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