21 dicembre. Sequestro dell’area ex
Mercato Coperto. Se
sino al giorno del sequestro l’amministrazione ha dimostrato di non avere
alcuna intenzione di ascoltare le opinioni contrarie, solo successivamente, con
grande e sincero stupore, sono riusciti ad abbassare ancor di più l’asticella della
dibattito democratico. Si è deciso a questo punto che lo scambio d’opinione si dovesse
letteralmente mettere da parte. Lo scherno
e persino l’utilizzo della paura sarebbero
stati i nuovi strumenti di comunicazione.
La paura. Dover in qualche modo incutere
timore in chi legge o ascolta, millantando querele e richieste di risarcimenti ai
responsabili.
E chi sono
i responsabili? I cittadini che non erano d’accordo con il progetto?
E quale
sarebbe la loro colpa? Non aver preferito la strada dell'omertà, decidendo di mettere
in luce ad ogni costo tutti quei vizi – amministrativi e tecnici – che sono divenuti
lampanti grazie ad un lavoro di gruppo, con le conoscenze di ogni natura e
tramite partecipazione e discussione democratica.
Non ci
sono stati sabotaggi, anzi i lavori in cantiere sono andati piuttosto veloce,
nonostante tutto.
Studiando
tutti i vizi si è deciso di esporli agli organi competenti.
Dopo i tanti atti pubblici ricevuti
dall'amministrazione
e la denuncia di un privato cittadino, si è giunti al sequestro dell’area
dell’ex mercato coperto. Questo procedimento non avviene per poter avere il
tempo di rileggere le carte, come qualcuno paventava, ma perché il PM dopo
un’analisi dei fatti ha constatato una ipotesi di reato, che sarà poi giudicato
nelle aule preposte. Questo non è un
atto dovuto: dopo una denuncia, non avviene l’immediato avviso di
garanzia. Solo dopo aver letto le carte e se
il PM ravvisa che ci sia un reato, allora si apre un procedimento penale,
come in questo caso.
Più volte
si è richiesto di fare un passo indietro, almeno finché era possibile farlo. Ma
la volontà prettamente politica ha preso il sopravvento: il progetta doveva
essere compiuto.
L’errore
principale, quello probabilmente più importante, fu proprio questo: non tornare indietro; non constatare
l’effettivo rischio che comportava andare avanti.
Piuttosto
si è preferito mostrarsi in pubblico e affermare, con assoluta sicurezza, che
il progetto si sarebbe concluso (pensate, avrebbero invitato anche noi per l’inaugurazione.
Aspettiamo ancora); il Sindaco affermò
persino che la responsabilità sarebbero state sue, tanto ci credeva in
questo progetto.
Ma non ha
tenuto la parola data: proprio ora che sarebbe stato necessario, per l’appunto,
un’umile chiarimento per rispondere delle
proprie responsabilità, si decide arbitrariamente che i responsabili sono altri.
Seppur la
scelta amministrativa e politica di continuare ad ogni costo rappresenti di per
se una responsabilità, ora i responsabili non sono più i nostri amministratori,
colpevoli di errori tecnici e
progettuali, ma i cittadini che hanno avuto la forza di mettere sotto gli
occhi di tutti quegli errori che hanno poi portato al sequestro dell’area.
A questo
punto riteniamo inutile un ulteriore appello per richiamare gli amministratori
alla ragione. Crediamo sia giusto piuttosto chiedere ai cittadini di non cadere
nella mera provocazione e che, soprattutto, non si debbono difendere da alcuna
accusa, non avendo né colpe né responsabilità.
Le colpe e
le responsabilità sono dei nostri amministratori che hanno proseguito sulla
propria strada non ascoltando altre ragioni se non le proprie. Nonostante tutto.
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