(i.a.) Questione meridionale: soltanto due parole rimandano
ormai ad un paranoico tema vecchio quanto lo Stato italiano, dall’unificazione
ad oggi. Paranoico perché rimasto irrisolto, nessun governo italiano dal 1863
ad oggi (fra monarchico, fascista e repubblicano) si è dimostrato capace di
tracciare un piano che prevedesse un riequilibrio amministrativo e
socio-economico tra Nord e Sud.
Nessuno statista al potere è mai stato consapevole che la
creazione di un’Italia forte passa da una parificazione tra le due parti.
Neppure l’attuale premier pare esserlo: occorre affrontare questa grave crisi
economica che paralizza l’Italia intera da tempo. Chiunque ha sempre avuto
altre priorità da anteporre all’incancrenita ‘questione’ di una terra sempre
più marginale ed estranea ad ogni dinamica politica nazionale o internazionale:
basti pensare al taglio dei co-finanziamenti europei per i progetti nel
Mezzogiorno. Un altro duro colpo.
Si tende spesso a criticare il predominio della Germania
nello scacchiere europeo, ma non si contempla il fatto che la rinascita dello
stato tedesco è passata da una parificazione tra Ovest ed Est. I tedeschi
avevano compreso la necessità di far ‘ripartire’ (termine oltremodo abusato dal
nostro Renzi) l’Est per il bene della Germania, e si erano adoperati per farlo
nel miglior modo e nel minor tempo possibile. Riuscendoci. In Italia si è stati
sempre in altre faccende affaccendati, ignorando le necessità del Meridione. Ad
esempio i fondi stanziati per la Germania Est non sono stati dirottati per
alimentare il clientelarismo (piaga secolare dell'Italia meridionale), né sono
stati dirottati alle organizzazioni criminali locali (mafie). Questo spiega
perché i tedeschi sono riusciti a risollevare l'economia della Germania
dell'Est in pochi decenni, mentre in Italia non è bastato un secolo e mezzo per
risolvere l’intricata questione meridionale.
Una delle maggiori responsabilità del governo italiano è
stata sin dalle origini, quella di non aver mai represso con fermezza questi
fenomeni di corruzione e parassitarismo, lasciandoli degenerare. Ed ora il paese intero ne risente. Per porre fine a questi fenomeni, occorre
creare un cortocircuito nel fallace sistema di interessi e nella diffusa
mentalità di rendita che si è venuta a creare: ciò è possibile soltanto con una
migliore gestione della partecipazione nella cosa pubblica, accompagnata da un
severo controllo dall’alto degli amministratori (onde prevenire infiltrazioni
illecite). Infatti scriveva l’illustre Gramsci ne I Quaderni: “Il Mezzogiorno non ha bisogno di leggi speciali e di
trattamenti speciali. Ha bisogno di una politica ispirata al rispetto dei
bisogni generali del paese, e non di particolari tendenze politiche o
regionali”.
Un simile risvolto della questione porterebbe innumerevoli
fattori di progresso e crescita, anche nell’interesse delle genti del Nord, ed innescherebbe
la fine di tanti fenomeni che imperversano nel paese.
Chiudiamo con le parole di Pino Aprile: “Credo che non ci sia
terra, oggi, in Europa, che abbia maggior futuro e miglior fortuna da
dispiegare, de lnostro Sud”.
Ivano Agrusti
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