giovedì 7 gennaio 2016

SULLA QUESTIONE MERIDIONALE


(i.a.) Questione meridionale: soltanto due parole rimandano ormai ad un paranoico tema vecchio quanto lo Stato italiano, dall’unificazione ad oggi. Paranoico perché rimasto irrisolto, nessun governo italiano dal 1863 ad oggi (fra monarchico, fascista e repubblicano) si è dimostrato capace di tracciare un piano che prevedesse un riequilibrio amministrativo e socio-economico tra Nord e Sud. 
Nessuno statista al potere è mai stato consapevole che la creazione di un’Italia forte passa da una parificazione tra le due parti. Neppure l’attuale premier pare esserlo: occorre affrontare questa grave crisi economica che paralizza l’Italia intera da tempo. Chiunque ha sempre avuto altre priorità da anteporre all’incancrenita ‘questione’ di una terra sempre più marginale ed estranea ad ogni dinamica politica nazionale o internazionale: basti pensare al taglio dei co-finanziamenti europei per i progetti nel Mezzogiorno. Un altro duro colpo.
Si tende spesso a criticare il predominio della Germania nello scacchiere europeo, ma non si contempla il fatto che la rinascita dello stato tedesco è passata da una parificazione tra Ovest ed Est. I tedeschi avevano compreso la necessità di far ‘ripartire’ (termine oltremodo abusato dal nostro Renzi) l’Est per il bene della Germania, e si erano adoperati per farlo nel miglior modo e nel minor tempo possibile. Riuscendoci. In Italia si è stati sempre in altre faccende affaccendati, ignorando le necessità del Meridione. Ad esempio i fondi stanziati per la Germania Est non sono stati dirottati per alimentare il clientelarismo (piaga secolare dell'Italia meridionale), né sono stati dirottati alle organizzazioni criminali locali (mafie). Questo spiega perché i tedeschi sono riusciti a risollevare l'economia della Germania dell'Est in pochi decenni, mentre in Italia non è bastato un secolo e mezzo per risolvere l’intricata questione meridionale.
 Una delle maggiori responsabilità del governo italiano è stata sin dalle origini, quella di non aver mai represso con fermezza questi fenomeni di corruzione e parassitarismo, lasciandoli degenerare.  Ed ora il paese intero ne risente.       Per porre fine a questi fenomeni, occorre creare un cortocircuito nel fallace sistema di interessi e nella diffusa mentalità di rendita che si è venuta a creare: ciò è possibile soltanto con una migliore gestione della partecipazione nella cosa pubblica, accompagnata da un severo controllo dall’alto degli amministratori (onde prevenire infiltrazioni illecite). Infatti scriveva l’illustre Gramsci ne I Quaderni: “Il Mezzogiorno non ha bisogno di leggi speciali e di trattamenti speciali. Ha bisogno di una politica ispirata al rispetto dei bisogni generali del paese, e non di particolari tendenze politiche o regionali”.
Un simile risvolto della questione porterebbe innumerevoli fattori di progresso e crescita, anche nell’interesse delle genti del Nord, ed innescherebbe la fine di tanti fenomeni che imperversano nel paese.
Chiudiamo con le parole di Pino Aprile: “Credo che non ci sia terra, oggi, in Europa, che abbia maggior futuro e miglior fortuna da dispiegare, de lnostro Sud”.

Ivano Agrusti 

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